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Gli aspirarogne

Gli aspirarogne

Interviste-e-articoli - 15 aprile 2014 - 0 comments - BY Barbara Prampolini
Che meravigliosa giornata di primavera… Ci sono 23 gradi , un cielo azzurro e l’odore dell’erba appena tagliata mi segue mentre cammino per la città a sbrigare alcune commissioni. Sono felice, ma che dico, sono felicissima, carica come una molla e mi sento veramente una persona fortunata.
Camminando per una piccola città incontri sempre qualcuno che consoci con cui ti puoi fermare per scambiare due parole, è anche piacevole ma poi…intravedi lei…si, lei, proprio lei…Ormai è tardi per evitarla, ormai sai che ti fermerai ,che ti fermerà e che parlerete un po’ ma va bene oggi è una splendida giornata e la felicità è tutta intorno a noi... parafrasando Ennio Doris
“Ciao Barbara ,come stai?”
“Ciao Angela( nome di fantasia) , bene grazie e tu?”
Smack smack… guance che non si sfiorano nemmeno perché darsi un bacio vero forse le fa schifo…
“Mah…, sai, così, sono sempre gonfia, non so cosa sia, poi ho spesso un dolore alla testa che non so, mi fa tremare perché, sai la mia amica Pinca Pallina?”
Io annuisco…tremante
“ eh… lei, purtroppo un giorno ha scoperto facendo una risonanza, proprio a causa di continui mal di testa, che aveva un tumore, in sei mesi è morta… Poi, sai sono un po’ triste perché , ti ricordi la giornalaia del mare , quella bella donna, solare, allegra e sposata con quel meraviglioso parrucchiere ? eh, morta. Infarto, improvviso. Aveva le analisi perfette, faceva attività fisica, mangiava bene e sembrava il ritratto della salute e ciao, in quattro e quattr’otto se n’è andata. Ma dai, per il resto tutto bene…”
A quel punto non sapevo se dire “ Ah bene…” che poteva sembrare scortese se rivolto alla fine di Pinca Pallina e della giornalaia, oppure dire “ mi dispiace”, che sembrava mi dispiacesse che il resto le andasse tutto bene…
L’ho guardata, inerme, mentre iniziavo a sentire un lieve dolore alla testa e un leggero senso di pesantezza al petto; iniziai a pensare che appena mi fossi liberata da Angela sarei andata a prenotare un ECG cuore che sarei riuscita proprio a fare in breve tempo, forse già il giorno appresso… Poi pero’ un saltino a Monselice per una risonanzina forse ci stava pure , ma solo perché alla fine sapere com’è messa la nostra testa è importante, oh, “noi siamo il nostro cervello” come dice un famoso libro di neuroscienze, che ormai sono diventate le uniche letture che mi concedo . Non che io sia ipocondriaca eh, ci mancherebbe, o che mi faccia condizionare dagli altri, figurarsi, ma così, solo perché ogni tanto fare qualche controllo non guasta…In fondo, lo dicono tutti, meglio prevenire che curare…
Tornai a lei che mi guardava in attesa di non so nemmeno io cosa, perché di certo non sono un oracolo e allora optai comunque per un diplomatico “ Accidenti Angela che brutte cose succedono…” poi, troncando bruscamente la questione sf..ortune e cercando di enfatizzare “il resto” ( che peraltro non sapevo affatto cosa intendesse con.. “il resto”…) dissi “ beh dai importante che il resto vada bene, bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo pieno, la vita è così, oggi ci siamo, domani non si sa e queste cose ci devono proprio far capire che ciò che conta è il qui e ora altro che pensare al futuro…” Trattenni a stento un conato di vomito per la banalità e assurdità della frase che il mio inconscio mi aveva cacciato di bocca nonostante, giuro, io non volessi affatto dire una cosa così stupida. Forse credo di averla assorbita nelle attese in coda alla posta o alla coop, da chi mi precedeva , è sicuro, perché, ripeto, il MIO cervello non puo’ partorire frasi simili. Oddio o forse si, anzi forse è proprio la malattia che mi sta prendendo il cervello a farmi uscire cose così demenziali… Forse la risonanza è meglio farla e in breve, mi dico, si si.
Ci salutammo, Angela , visibilmente sollevata ed io notevolmente ingobbita dal peso di tutte le disgrazie che la cara amica aveva bellamente sputato sulla mia faccia assieme a quelle goccioline di saliva che alla fine mi hanno fatto pensare che tutto sommato il bacio col ciocco sulla guancia fosse meno battereologico…
Ovviamente ogni tanto si scherza anche se pero’ a mio parere alcune cose sono verità assolute. Anzitutto che fa più notizia parlare di disgrazie che di cose belle e poi che alla fin fine la gente non vuole relazionarsi, nel vero senso della parola, ma solo, spesso trovare degli aspirarogne che puliscano le loro vite da ciò che li disturba senza preoccuparsi più di tanto di creare una vera e propria relazione che vuol dire non solo sbadilare le proprie scorie ma anche farsi carico di quelle degli altri. Siete veramente sicuri che la gente ci chiede come stiamo perché è profondamente interessata a sapere cosa ci passa per la testa? E Poi, siete veramente convinti che anche se a voi interessasse di loro , questi, una volta ripulita la coscienza sono disposti a fare altrettanto con voi? Io ricordo, e l’ho scritto nel mio libro che quando stavo male per il panico, ma male eh…avevo qualche “amica” intorno ma ricordo che quasi sempre quando ci incontravamo dovevo passare l’intera serata ad ascoltare le loro problematiche, di salute, famigliare, sessuali, professionali ecc…ma oh, mai una volta, e dico una che si siano offerte di aiutarmi quando avevo le crisi…

Quello che voglio dire è che
1- Quando si incontrano persone che da tempo non si vedono e con le quali non c’è una vera e profonda relazione è meglio evitare di parlare di cose nefaste e funeste perché non si può sapere cosa sta vivendo l’altro ; magari può passare momenti di difficoltà pazzeschi nonostante dica che va tutto bene; magari tuttavia non desidera esternare, non vuole condividere, non vuole scaraventare addosso al primo che capita le proprie cose. Nel caso poi di un impanicato, che, come sappiamo spesso nega ( a volte anche a sé stesso) di essere tale , il sentirsi sommerso da quintali di disgrazie puo’ solo che peggiorare la sua situazione. Non dico che si debba vivere al di fuori della realtà o nascondere la testa sotto la sabbia o diventare egoisti ma vorrei suggerire ai portatori sani di notizie funeree di prestare maggiore attenzione al loro interlocutore a meno che non siano disposti loro stessi a soccorrerlo quand, due ore dopo averli incontrati, lo sventurato cadrà preda di un attacco di panico e questi abbiano dato la loro reperibilità.
2- Inoltre vorrei soffermarmi un micro secondo sul concetto di “IO” e “NOI”. Lungi da me contraddire il mio idolo incontrastato che è Rosario Sorrentino che spinge le persone sempre più verso un recupero del concetto del NOI al posto dell’IO , il mio umile e personale pensiero è che le relazioni si sviluppano sempre con una somma di IO ed il “noi” non puo’ essere una somma di tante individualità casuali. Mi spiego meglio. Io non credo che improvvisamente sia possibile recuperare ciò che un tempo erano i rapporti di buon vicinato, il vivere nella comunità che si aiutava e accorreva in reciproco aiuto in caso di bisogno . Magari ma non lo vedo realizzabile. Non credo nei gruppi di appartenenza solo perché si è accomunati dal vivere in uno stesso posto, dal condividere una malattia, dal frequentare la stessa parrocchia. Non oggi. Il salto da ciò che era allora a ciò che è oggi è troppo perché sia possibile.
Io vorrei invece che , almeno, ogni individuo cercasse quanto meno di comprendere l’altro individuo col quale in quel momento esatto si sta relazionando perché vuole relazionarsi con lui, senza questioni di opportunismo o circostanza, ed allora mette in quell’istante e con lui tutto l’impegno , tutte le energie , tutta la partecipazione possibile. Se io incontro una persona nella mia vita privata o al PIP voglio che quel momento abbia un senso per entrambi e in quel momento anche se siamo solo in due ecco che siamo già un NOI importante. Quindi il mio desiderio è quello di poter vivere tanti piccoli Noi autentici, che abbiano un senso, un valore intrinseco forte e non solo di circostanza: dover andare d’accordo tra fratelli solo perché si hanno gli stessi genitori, col vicino di casa solo perché casualmente la mia porta confina con la sua, con un’amica solo perché altrimenti sarei sola…non ha senso. Parola d’ordine per me è autenticità più che comunità, che vuol dire anche mettersi in gioco, accettare i difetti e le debolezze altrui, sapendo però che anche i nostri e le nostre verranno accettati. 

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