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La prima diagnosi

Cosa fare quando la crisi insorge

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Quando una crisi di panico insorge per la prima volta le strade sono due: o si va al pronto soccorso diretti oppure ci si rivolge al proprio medico di famiglia.

Ecco perché è importante che chi accoglie una persona in preda ad un attacco di panico sia anzitutto in grado di diagnosticarlo e poi di intervenire a dovere indirizzando il paziente verso chi può farsi carico della prescrizione di una adeguata cura.

Chi si occupa per primo di una persona colpita da un attacco di panico dovrebbe tenere presente che in quella persona qualcosa di drammatico è accaduto: un incontro ravvicinato con un profondo senso di morte, con dei sintomi mai provati fino ad allora, che rimarranno depositati per tutta la vita in quel cassetto, in quell’archivio della sua memoria.
Bisogna aumentare il livello di sensibilità nei confronti di questo disturbo, perché molto spesso è proprio il livello di delegittimazione e di crescente scetticismo che esiste ancora oggi nei confronti di questi pazienti a rendere la loro sofferenza, il loro disagio e il loro senso di “vergogna” più insopportabili delle limitazioni e del senso di solitudine che la malattia del panico comporta.

Chi vi parla ha più volte provato l’angosciante esperienza di essere catapultata al pronto soccorso perché convinta di essere sul punto di una morte imminente, certa. La mia sofferenza non ha tuttavia cancellato quell’atmosfera surreale dove, chi avrebbe dovuto avere strumenti conoscitivi sia di carattere medico-scentifico che culturale in realtà mostrava tutti i limiti di una mancata sensibilità umanità, e anche di capacità di gestire un disturbo che necessita di una particolare, specifica accoglienza.

Ci si sente in quel luogo come bollato all’istante da malato immaginario ed è proprio lì che viene incisa sulla fronte del paziente quell’insopportabile etichetta di chi inventa quasi per capriccio una malattia inesistente come se quella persona godesse a vivere sulla sua pelle in modo così plateale quei terribili sintomi e quegli attimi interminabili dove il senso della morte e quello della vita si inseguono in un miscuglio di sensazioni che rimarranno per sempre scolpite nella memoria del malcapitato di turno.