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Andrea Bertolini: a tutto “gas”

1. Andrea si puo’ dire che la tua sia effettivamente una vita “ a tutto gas”. Invidiabile, eccitante e sicuramente adrenalinica. Noi ci occupiamo di panico, paura, ansia e la prima domanda che mi viene da farti è: che rapporto hai con la paura, quando sai che basta un piccolissimo errore o una distrazione per avere conseguenze gravissime?

Per un pilota professionista la paura non esiste, esiste il rispetto ed esiste la valutazione del rischio che viene messa in atto continuamente. Dico che non c’è spazio per la paura perché siamo pienamente consapevoli delle condizioni nelle quali siamo: abbiamo vetture estremamente sicure curate da personale specializzato che le tengono sempre al massimo dell’efficienza, piste con tutti gli standard più elevati e i gli altri piloti con i quali ti misuri hanno le stesse tue consapevolezze. Per questo non si può parlare di paura, ma di rispetto per le condizioni in cui si gareggia e di gestione del rischio, che nel motor sport non è comunque mai completamente assente.

2.Come hai imparato nel tempo a gestire la tensione o la paura?

Devo dire che io sono una persona calma e riflessiva già di carattere. Quando diventi pilota professionista aumenti ancora queste doti, e se poi diventi un pilota Endurance, come nel mio caso, la attenta gestione di tutte le cose che avvengono in gara è fondamentale. Quando, genericamente, si dice che un pilota si concentra fa proprio questo, visualizza davanti a sé tutta una serie di situazioni che potrebbero presentarsi in gara. Monitora le potenziali problematiche legate alla vettura, prefigura situazioni di potenziale pericolo in certi punti della pista particolarmente difficili e si prepara ad affrontarle, in modo che se in gara dovesse effettivamente succedere saprà già come gestirle. Per un pilota è frequente il fenomeno del deja-vu, la netta sensazione di aver già vissuto una situazione che invece accade per la prima volta. Accade proprio in forza della concentrazione e della preparazione mentale che facciamo prima di una gara.

3.Noi spesso con le nostre “PIPinterviste” ci rivolgiamo anche al mondo dei giovani, un mondo che ora sembra molto confuso, spesso alla ricerca di sballo, di situazioni estreme per colmare forse dei vuoti o far tacere un senso diffuso di insoddisfazione perenne. I più giovani, che spesso per dimostrare di essere “forti” guidano a velocità pazzesche dove è proibito, o sotto l’effetto dell’alcol o di droghe, causando incidenti e disgrazie. Guidare bene e avere soddisfazione alla guida non significa rischiare e far rischiare la vita. Tu cosa ti senti di suggerire agli irrequieti ragazzi dal piede pesante? E poi, consiglieresti i corsi di guida sicura?

Innanzitutto dico che lo sballo non si cerca in auto e che se si è sballati, e da giovane può capitare, l’auto bisogna lasciarla stare. Non esiste una buona ragione per mettere a rischio la propria vita in macchina. Se si cerca l’adrenalina c’è la pista: si può prendere a noleggio una vettura da corsa, ma si può andare anche in pista con la propria, non costa tanto e non si rischia di far male a nessuno. Per quanto riguarda i corsi di guida sicura sono certamente utilissimi: hanno un prezzo però, e magari per un giovane può essere impegnativo. Chi può è bene che li faccia perché impara a guidare meglio e a gestire le situazioni che si possono presentare in strada. Quello che però tengo a sottolineare è: la strada non è una pista, mai! E se non si è pienamente in condizione di guidare bisogna lasciare guidare gli altri. A fare i piloti in strada non c’è nulla da guadagnare ma solo da rovinarsi la vita.

4.Che ruolo ha avuto la tua famiglia nel sostenere le tue scelte?

La famiglia è fondamentale, ora lo sono mia moglie e i miei figli, che mi sostengono sempre in quello che faccio. In passato lo sono stati i miei genitori. È stato mio padre a farmi scoprire il go-kart, a portarmi in pista per la prima volta, a trasmettermi la passione. Era nato tutto come un gioco, né io né mio padre abbiamo mai programmato il fatto che diventassi pilota. Poi con il talento e la fortuna, che serve sempre nella vita, sono riuscito a fare della mia passione una professione.

5.Quanto conta la forza di volontà per raggiungere gli obiettivi più ambiziosi? E a tuo parere conta più il talento o la volontà?

La forza di volontà è tutto, lo dimostra il fatto che, a lungo andare, chi ha solo il talento può stupire all’inizio ma poi non arriva da nessuna parte. Chi invece ci mette tanta volontà può arrivare anche laddove il talento non arriva. Poi è ovvio che se chi ha talento ci unisce anche la forza di volontà allora probabilmente ha la possibilità di continuare ad emergere sugli altri… Però la forza di volontà è alla base del conseguimento di qualsiasi risultato. Nessuno regala nulla, bisogna andarselo a prendere con la forza di volontà, l’applicazione e il lavoro, che io ritengo qualità fondamentali.

6.Veniamo a parlare di panico, che per noi è un po’ il centro attorno al quale ruotano le principali attività. Ti è mai capitato di avere un attacco di panico o conoscere persone che ne soffrissero?

Io personalmente non ne ho mai sofferto. Come dicevo sono naturalmente un tipo molto riflessivo e il lavoro di pilota ha acuito le mie caratteristiche naturali. Sono molto attento, difficilmente perdo il controllo, tendo sempre ad analizzare con attenzione le cose e a gestirle con attenzione e ragionamento. Qualche persona incline agli attacchi di panico l’ho conosciuta e, benché io non sia un esperto, la mia prima reazione di fronte a chi tende a lasciarsi prendere dall’ansia è cercare di calmarlo e di riportarlo a ragionare, facendogli superare l’ansia.

7.Uno dei problemi maggiori che incontrano le persone che soffrono di panico è l’evitamento. Queste persone iniziano a non fare più le attività che prima facevano normalmente e una di queste cose è appunto l’evitamento della guida. Guidare fa paura, pensare di rimanere intasati in colonna puo’ scatenare l’attacco di panico per non parlare della guida in autostrada o nei cavalcavia o nelle gallerie. Fondamentalmente viene a mancare la via di fuga e ci si sente intrappolati. Quindi la macchina diventa un nemico, un luogo di disagio e paura. Tu che vivi l’auto come parte di te, come un’ambiente familiare e di estrema confidenza, quali consigli ti sentiresti di dare alle persone che non hanno più la stessa confidenza e che temono di prendere nuovamente in mano il volante o che lo vorrebbero riprendere dopo un periodo di allontanamento dalla guida?

Tra noi piloti è una sorta di missione. Dopo un incidente non vediamo l’ora di tornare in macchina, vogliamo esorcizzare una situazione difficile, dimostrare a noi stessi, e anche agli altri, che quello è stato solo un momento difficile ma che siamo pienamente consapevoli del nostro potenziale e, se si è trattato di un guasto tecnico, di riprendere confidenza con la vettura e chi la prepara per fare in modo di ritrovare subito le buone sensazioni che ci servono per avere fiducia e poter spingere al massimo. L’evitamento è quanto di più sbagliato ci possa essere perché significa accettare una condizione che non è propria dell’essere umano. A meno di impedimenti fisici, accettare passivamente di non essere più capaci di fare qualcosa solo perché una volta non ci è riuscito bene è sbagliato. Di fronte ad un errore, ad un imprevisto o ad una brutta avventura, il miglior modo di rispondere è reagire, e farlo subito prima che certi tarli si possano fare strada nella mente.


Chi è Andrea Bertolini

Nasce a Sassuolo (Modena), il primo dicembre 1973. Consegue il diploma di perito meccanico all'Istituto Tecnico 'Ferrari' di Maranello. Debutta all'età di 11 anni, nella categoria 'minikart', piazzandosi subito al secondo posto nel campionato italiano. Fra i 13 e i 16 anni disputa gare nelle categorie kartistiche superiori, sempre in ambito nazionale, per poi interrompere momentaneamente l'attività agonistica per motivi economici.

All'età di 19 anni diventa il più giovane collaudatore delle vetture GT Ferrari stradali, occupandosi dello sviluppo sperimentale. Nel frattempo, a fine anni '90 riprende anche la sua attività agonistica, sempre nei kart, con numerose vittorie soprattutto nel 1999 e 2000 nella categoria 125 formula C. Nel 2001 gli viene offerta la possibilità di disputare il campionato FIA GT al volante di una Porsche di un team privato ed ottiene l'opportuna autorizzazione dell'Azienda.

I risultati di quell'anno lo mettono in luce e, nel 2002, il team JMB - cliente Ferrari - lo ingaggia come pilota della 360, con la quale ottiene il 4* posto finale nel campionato FIA GT. Ad inizio 2003 la sua carriera professionale in Ferrari ha una svolta, con il passaggio dal reparto Esperienze stradali al dipartimento Corse Clienti Ferrari e Maserati, sempre con il ruolo di pilota collaudatore. In quell'anno prosegue il capitolo agonistico con JMB, al volante della 360 GT prima e 360 GTC poi, vincendo quattro gare ed arrivando ad un passo dalla conquista del titolo della categoria N-GT. Il secondo posto finale viene ulteriormente valorizzato dal premio "Driver Performance of the Year" che gli viene attribuito da una giuria di giornalisti internazionali, dopo aver valutato tutti i piloti impegnati nei Super Racing Weekend nei quali vengono disputate le gare FIA GT, WTCC e di altre prestigiose categorie automobilistiche.

Nel 2004, Bertolini viene chiamato a svolgere il ruolo di collaudatore ufficiale dalla Scuderia Ferrari Marlboro di Formula 1. Nello stesso anno, il sassolese, inizia il programma di sviluppo della nuovissima Maserati MC12, la vettura scelta dalla Casa del Tridente per il suo rientro nel mondo delle competizioni. La MC12 prende parte alle ultime quattro gare della stagione e Bertolini divide il sedile con Mika Salo: a Imola i due chiudono al secondo posto davanti ai compagni di squadra (Herbert/De Simone), mentre già nell'appuntamento successivo, Oschersleben, sono in grado di conquistare il primo successo della straordinaria GT modenese. La sfortuna di Dubai viene ampiamente mitigata dal trionfo, in Cina, nella gara di Zhuhai, successo che gli permise di diventare una sorta di eroe per i milioni di appassionati cinesi.

Il 2005 è un anno intenso per Bertolini che è impegnato su più fronti: oltre al tradizionale ruolo di collaudatore per Ferrari e Maserati, il sassolese affronta con grandi propositi il campionato FIA GT e l'esperienza negli Stati Uniti dove la Maserati schiera una MC12 ufficiale nel campionato ALMS, pur senza prendere punti. Nel FIA GT, Bertolini difende, assieme a Karl Wendlinger, i colori del JMB Racing al volante di una MC12. Sfiora il titolo grazie ad un successo (Magny-Cours) e numerosi podii (tra i quali spicca il secondo posto alla 24 Ore di Spa). Il pilota modenese va a punti in ogni prova, tranne l'ultima dove un problema al cambio lo costringe ad un ritiro anticipato (mentre era al comando) che gli costa, a conti fatti, anche il titolo. Nell'ALMS, invece, nonostante la MC12 risulti sfavorita rispetto alle altre vetture che prendono parte alla serie soprattutto per la mancanza di riferimenti per assetti e pneumatici, giungono due podii (Road America e Road Atlanta) e numerose ottime prestazioni.

Il pronto riscatto dalla delusione provata nel 2005, arriva nel 2006 quando Bertolini opta per la compagine tedesca del Vitaphone Racing Team, dove corre assieme a Michael Bartels. La stagione è trionfale: tre vittorie, tra cui la mitica 24 Ore di Spa, due secondi posti e piazzamenti in tutti e dieci gli appuntamenti della serie. Andrea Bertolini si laurea campione piloti FIA GT ad Adria, con una gara di anticipo.

Dopo il titolo conquistato nel 2006, il collaudatore ufficiale Maserati si è calato in una nuova sfida vestendo la casacca del Playteam Sarafree. Bertolini divide il sedile con il suo più acerrimo rivale del 2006, Andrea Piccini. I due sono protagonisti di una stagione di spessore, culminata con il successo sull'inedito circuito cittadino di Bucarest, che ha permesso loro di rimanere in lizza per il titolo sino alla gara di Zolder, grazie anche ai due secondi posti conquistati ad Oschersleben ed Adria. Ancora una volta, Bertolini conclude a punti tutte le gare ad eccezione della prima, in programma a Zhuhai, dove la benzina a bordo della sua MC12 finisce prima del suo rientro ai box.

Non solo FIA GT, però, per Bertolini. Nel 2007, infatti, il pilota di Sassuolo prende parte ad una gara dell'ALMS, la Petit Le Mans, che festeggia in quel weekend il suo 10° anniversario. Bertolini, al volante della MC12 del Doran Racing, conquista la prima pole position della storia di Maserati in questa categoria, chiudendo poi al secondo posto la gara disputata assieme a Theys e Lienhard.

La stagione 2008 prevede un ritorno al passato per Bertolini, dal momento che tornerà nel team con il quale ha conquistato il titolo nel 2006, ritrovando proprio il suo compagno di allora: Michael Bartels. Al termine di una stagione trionfale, il pilota di Sassuolo conquista nuovamente il titolo di campione, grazie anche a due formidabili successi, uno dei quali conquistato alla prestigiosa 24 Ore di Spa.

Nel 2009 il binomio con Michael Bartels continua e, con esso, lo straordinario filotto di trionfi che si arricchisce di due vittorie - Budapest ed Adria - numerosi podii e il terzo titolo piloti.

Nel 2010, Andrea non cambia ed affronta il neonato Fia Gt1 World Championship, il campionato del mondo FIA riservato alle vetture GT nato come evoluzione del FIA GT, assieme a Michael Bartels, sempre difendendo i colori del Vitaphone Racing Team. Dopo un inizio in sordina, i campioni attaccano e conquistano tre successi su quattro nelle gare di Brno e del Paul Ricard. Quando non riescono a vincere, i due chiudono comunque la gara a punti tanto che, dopo la splendida doppietta di Algarve, per Bertolini si paventa la possibilità di chiudere anzitempo i giochi per il titolo. Ma la zavorra di prestazione costringe l'equipaggio italo-tedesco a lottare in difesa, senza rinunciare a marcare punti importanti. Così, al termine della Qualifying Race di San Luis, ultimo appuntamento della stagione, per Andrea e Michael arriva la certezza matematica del titolo mondiale e per il nostro la duplice soddisfazione: quella di essere il pilota che ha vinto più titoli nel GT1, oltre ad essere uno dei sette italiani a fregiarsi del titolo di campione del mondo di uno sport automobilistico.
Per il 2011 Andrea ha accettato la sfida dello Swiss Team per portare la Maserati Quattroporte al titolo nel campionato internazionale Superstars, imponendosi al termine di una stagione straordinaria, ma al tempo stesso difficile, dove il nostro campione ha dimostrato - ancora una volta - di avere un unico obiettivo: vincere.

Sposato con Angela e padre di Alessandro, vive a Sassuolo. Tra i suoi hobbies, il kart, il cinema, la musica e il calcio. 

Credits Foto: Ufficio Stampa Ferrari  

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