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Attacchi di panico: la malattia dei giovani

L’aria che manca, la mani insensibili e tremolanti, il cuore che corre e sembra voler uscire dal petto, la testa che gira e una certezza: questa è la morte. In Italia circa il 10% delle persone ha provato almeno una volta nella vita questa sensazione: non è la morte, è un attacco di panico. Una bugia della mente, come ripete spesso Rosario Sorrentino, neurologo tra i massimi esperti in materia, autore tra l’altro del best seller ‘Panico!’.

Sarà una bugia finché si vuole, ma la credibilità dei disturbi neurovegetativi che colgono ‘l’impanicato’ è talmente spaventosa da riuscire, nell’1% dei casi, a condizionarne irrimediabilmente la vita. E’ importante, infatti, distinguere tra chi ha un attacco di panico isolato e chi sviluppa una vera e propria sindrome e, di conseguenza, mette in atto tutta quella serie di strategie di evitamento che, nel giro di qualche mese, portano ‘l’impanicato’ a chiudersi in casa rinunciando così alle attività quotidiane, quelle stesse che fino al giorno X, aveva sempre condotto senza problemi.

Per fare il punto su una malattia che che colpisce per la maggior parte giovani tra i 20 e i 35 anni, con una predilezione per le donne, si terrà domani sera in comune a Bologna il convegno “Epicentro panico”. Organizzato dalla Onlus, Pronto Intervento Panico, il convegno avrà tra i partecipanti Laura Bellodi, psichiatra del San Raffaele di Milano e Rosario Sorrentino. “Chi soffre di attacchi di panico, vive in una sorta di recinto, di gabbia esistenziale, spesso umiliato e non creduto da un contesto sociale e culturale che etichetta queste persone come malati immaginari cioè che inventano i loro disturbi.
Ed è un peccato, perché oggi sappiamo che con una corretta terapia farmacologica affiancata da una psicoterapia breve di tipo cognitivo-comportamentale e da una moderata attività fisica, queste persone possono abbandonare per sempre il loro recinto”.

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